Partire è un po’ morire.

Gli operai avevano concluso le operazioni e marito e moglie si avvicinarono per salutarli.
Tutto intorno era bellezza, silenzio, tramonto, pace e campagna umbra, anche per loro: per i “Magnifici Sei”.

“Signò, noi avremmo finito” – disse il capomastro – “Adesso passiamo un attimo dal paese e poi torniamo ai Castelli…”
“Vi ringrazio di cuore” – disse Vivi – “Siete stati i primi che hanno preso in mano questo luogo. Vi sono grata per il modo delicato e gentile con cui lo avete riportato alla luce”.
“È il nostro lavoro, Signò” - incalzò il secondo in comando – “ce manca pure che ce chiamate pe fa na cosa e non ce riuscimo… e allora che ce pagate a fa?”
Tutti risero, il secondo in comando era sempre stato uno molto concreto.
Parlava poco, il minimo indispensabile, ma non c’era stato un minuto, in tutte quelle settimane, che Vivi l’avesse visto fermo o a riposo. Era un uomo operativo, pragmatico e semplice.
Al contatto con gli uomini, preferiva di gran lunga, il rapporto con la natura: la campagna tutt’intorno al Casale, per lui non era mistero.
Nei momenti di pausa l’aveva esplorata in lungo e in largo e, di tanto in tanto, se ne usciva con brevi aneddoti sugli ulivi, sulle varietà di funghi presenti sul territorio e sugli animali selvatici che popolavano la zona.
L’idea di provare a girare le travi di castagno era stata sua.
Andava, infatti, molto spesso per i boschi e se c’era una cosa che aveva imparato è che il legno dei castagni sa reggere il peso: si modella ma non si spezza, si adegua ma non perde le sue qualità essenziali ed è una delle varietà di legno più resistenti presenti in natura.
“Va bene” - disse Alvaro, il più giovane del gruppo – “Nnamo va, che se no se fa troppo tardi…”
“Grazie di tutto Signò!” – dissero quasi in coro gli uomini.
Qualcuno, mal celando un po’ di commozione, si infilò subito sul pulmino. Altri si presero qualche secondo in più per abbracciare Vivi e a godersi gli ultimi raggi del tramonto al Podere Le Corone.

Il casolare, con i suoi nuovi tetti, guardava sornione le mani che si salutavano, l’affetto che era sorto sotto il suo cappello.
Vide i “Magnifici Sei” abbracciare la donna e di alcuni osservò l’emozione, di altri il sorriso sincero, degli ultimi un galante baciamano.
Era come se l’alchimia che, nelle settimane precedenti, s’era creata fra questi uomini e Vivi, adesso si stesse risolvendo in un addio delicato.

Vivi scoprì che si era molto affezionata a loro, alla loro romanità, al loro modo di fare, interagire, scherzare.
Li benedisse, tacitamente, uno per uno ringraziandoli per tutto il bene che le avevano destinato, nonostante i primi attriti.
In fondo, si rese conto che quei sei operai erano stati i suoi primi amici in Val del Doglio e che da quando erano approdati al Casale, anche il paese la guardava con meno diffidenza.

Quando furono tutti e sei sul mezzo che li avrebbe riportati a casa, Vivi si commosse.
Fu il marito ad abbracciarla e ad aiutarla a nascondere gli occhi lucidi sotto la sua spalla.
Il furgone si mise in moto e lei sentì che i suoi operai stavano cantando:

“C’era una casa, molto carina, senza soffitto e senza cucina, non si poteva restarci dentro perché non c’era il pavimento, non si poteva far la pipì perché non c’era il vasino lì…”

Sorrise.
Capì che prima di affrontare un lungo viaggio, gli operai stavano andando alla ricerca dell’unica cosa che il Casale non era riuscito a offrirgli.
Pensando alle risate di quei mesi, in quel momento, si sentì un po’ più sola. Ma fu un attimo.
Poi tirò su i lacrimoni, fermò l’emozione con i pensieri, guardò il marito e gli chiese:
“E ora che facciamo?”
Lui capì che la moglie, per dissimulare l’umanità profonda di cui era portatrice, stava già proiettandosi al futuro. Le rispose: “Che facciamo? Andiamo a cena. In un posto con il bagno, però…”
Lei capì che il marito l’aveva compresa e sorrise.
E, sottobraccio, si avviarono verso la macchina.

Mentre si allontanavano sul polveroso viale, il Casale li benedisse e li salutò da lontano. Nessuno poté vederlo: solo Vivi riuscì a sentirlo.

Agriturismo Podere le Corone
Casteldoglio S.R.L.
Frazione Doglio
06057 Monte Castello di Vibio (PG)
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